Dott.ssa Valentina Tarantino
Psicologa
“Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera” Paulo Coelho
L'arrivo di un bambino all'interno di una coppia crea sempre dei problemi di adattamento. La nascita o l'adozione di un bambino comporta diversi cambiamenti nell'organizzazione del nuovo nucleo familiare. La coppia, con le proprie abitudini consolidate, si trova, a una certo punto, a dover riorganizzare la propria vita. Le difficoltà in cui è possibile incorrere sono legate sia alle caratteristiche del bambino, ma anche alla motivazione e alle caratteristiche dei genitori. L'ingresso del bambino determina la ridefinizione dei ruoli all'interno della coppia e caso dell'adozione questo processo è senz'altro più arduo, soprattutto quando il minore porta con sé una storia e dei ricordi di abbandono e privazione.
Il processo di adozione è spesso una decisione sofferta e soppesata; alcuni genitori pensano che la genitorialità adottiva sia inferiore a quella naturale. Credono che ciò che faranno per il bambino non sarà sufficiente a renderli genitori veri e propri e spesso sono reticenti nel rivelare le origini del bambino non solo all'ambiente circostante ma anche al bambino stesso. Solitamente questo pensiero è inconsapevole e in quanto tale, non credono che possa avere ripercussioni sul bambino. In realtà i bambini, se pur in tenera età, sono in grado di percepire la presenza di conflitti o turbamenti, in quanto sono sintonizzati sull'emotività dell'adulto. I bambini adottati sono spesso molto sensibili perché portano con sé ricordi traumatici ed esperienze di perdita e abbandono. Attraverso questi comportamenti, i genitori credono di proteggere il bambino e allo stesso tempo evitano di mettersi in discussione con l'esterno. Spesso vi è la paura che il figlio non si affezioni a loro e che, una volta grande, li lascerà in cerca delle sue origini. Questo può portare i genitori ad instaurare col bambino un legame molto intenso e quasi esclusivo, scoraggiando talvolta un'apertura verso il mondo esterno. Alcune volte i genitori ostacolano inconsapevolmente questo processo scoraggiando il bambino nell'esplorare il mondo. Di contro, il bambino, temendo di poter essere nuovamente abbandonato, si lega ai genitori in maniera simbiotica. Questo tipo di atteggiamento comporta delle difficoltà nel normale processo di crescita e distacco. Lo sviluppo dell'autonomia del bambino e del suo senso di identità sarà favorito soltanto dall'accettazione del passato e da un dialogo reciproco con i genitori, pronti a rispondere a domande e a fornire allo stesso tempo sicurezze, dando al passato del bambino il giusto significato.
Il comportamento dei bambini adottati è spesso ambivalente. Se da un lato l'adozione dà al bambino la sensazione di essere desiderato da qualcuno, contemporaneamente vi è la certezza del rifiuto da parte dei genitori naturali. Il bambino spesso sfida i genitori adottivi attraverso comportamenti aggressivi o minacce di abbandono per vedere se veramente gli vogliono bene. Tali comportamenti aggressivi possono al loro volta generare sensi di colpa e il timore di essere nuovamente abbandonato. I genitori devono essere attenti e, se necessario supportati, nell'identificare questi comportamenti e dare il giusto significato per non incorrere in dinamiche disfunzionali. I genitori spesso sperimentano un senso di fallimento del ruolo educativo. Conoscere i sistemi di rinforzo e di estinzione di alcuni comportamenti, essere a contatto e sapere identificare le emozioni dei bambini sono sicuramente dei punti di forza su cui i genitori possono contare per fronteggiare difficoltà e cambiamenti legati alla crescita.
Con l'ingresso in adolescenza alcuni comportamenti aggressivi possono intensificarsi. I genitori si trovano a sperimentare insicurezza riguardo le proprie capacità educative ed affettive e la volontà del figlio adottato di ricercare le proprie origini può essere vissuto dai genitori come rifiuto. L'incomprensione dovuta all'adolescenza, la richiesta di indipendenza e autonomia, presenti in tutti i ragazzi di questa fascia d'età, possono portare i genitori a mostrarsi iperprotettivi, rendendo difficoltoso per i figli un processo di distacco e di individuazione. Questo spesso determina conflitti e, in particolare per i genitori adottivi, la messa in discussione delle proprie capacità genitoriali. I genitori devono imparare ad attribuire la presenza di atteggiamenti provocatori e aggressivi del ragazzo all'espressione di paure e timori. L'adolescente, infatti, può risolvere le sue difficoltà e continuare a crescere soltanto se si sente pienamente accettato e se ha fiducia nelle proprie capacità di diventare autonomo. Tuttavia, è importante sottolineare come, in alcuni casi, la presenza di comportamenti aggressivi o devianti sia la conseguenza di un disagio individuale, alle volte legato a caratteristiche di personalità del soggetto, che non dipende dai genitori, bensì da un background di esperienze di dolore e privazione. In questi casi, il rischio corso dai genitori è quello di incolparsi e svalorizzarsi come figure educative ed affettive. Quando i comportamenti aggressivi persistono e sono frutto di contingenze passate, è importante rivolgersi ad un esperto in modo da ottenere un aiuto per il ragazzo e un sostegno per la famiglia.
L'adozione in alcuni casi è la risposta ad un bisogno di genitorialità che alle volte non può concretizzarsi biologicamente, ma in tutti i casi è un atto di grande coraggio. E' importante ricordare a tutti i genitori che le difficoltà da loro incontrate nella gestione dei bambini sono assolutamente normali e comuni. L'importanza del sostegno sociale e di una rete di conoscenza facilita il confronto tra le famiglie e la condivisione di vissuti. Non si è soli e parlare dei propri problemi aiuta ad alleggerirsi e a confrontarsi su temi che mettono spesso in discussione le proprie capacità personali e vissuti individuali.